I cibi con le «faccine» per insegnare ai bambini la sana alimentazione
L’«emo-labeling», ovvero le etichette con emoticon che sintetizzino le proprietà nutritive di un alimento, aiuta i giovanissimi a fare scelte salutari a tavola
Come convincere i più piccini a scegliere un piatto con le verdure anziché hamburger e patatine? L’impresa, non certo facile, diventa possibile usando le “faccine” delle emoticon. Quelle sorridenti, piazzate sui cibi sani di un menù o sui prodotti salutari del supermercato, spingerebbero un numero maggiore di giovanissimi a mangiare alimenti nutrienti e salubri al posto di alternative meno “buone”: lo dimostra un’indagine presentata al congresso dell’American Academy of Pediatrics condotta in mense scolastiche statunitensi, lo conferma uno studio pubblicato su Appetite realizzato in un fittizio negozio di alimentari.
La prima indagine è stata condotta nella mensa e caffetteria di scuole elementari e medie di Cincinnati: gli autori hanno associato varie “faccine” ai diversi cibi che i bambini da sei a undici anni coinvolti nella sperimentazione potevano scegliere, mettendo per esempio degli “smile” verdi su frutta, verdura, piatti con cereali integrali e latte scremato. Quindi, hanno anche messo a disposizione dei bambini un “power plate” con tutti e quattro questi alimenti e chi lo ordinava per la mensa scolastica riceveva anche un piccolo gadget-premio, come adesivi o tatuaggi temporanei. Dopo cinque mesi di intervento, scontrini alla mano i ricercatori hanno potuto constatare che la scelta di latte scremato da parte dei bimbi era salita dal 7.4 per cento dei casi al 48 per cento, mentre in contemporanea la vendita di latte al cioccolato si era ridotta dall’86 al 44 per cento; l’acquisto di frutta e verdura è salito rispettivamente del 20 e del 62 per cento, anche il “power plate” con annessi regalini ha avuto un buon successo. «Applicare emoticon sorridenti ai piatti più sani è un metodo semplice, a basso costo ma soprattutto efficace per migliorare le scelte dei bambini a pranzo», osservano gli autori. Nel nostro Paese i bimbi non possono decidere, di solito, quali piatti mangiare alla mensa scolastica; tuttavia la stessa tecnica potrebbe essere usata sui menù dei ristoranti per “guidare” le scelte dei più piccoli.
Via libera alle emoticon anche nei negozi stando alla seconda ricerca che arriva dagli Stati Uniti, realizzata sottoponendo un gruppo di bimbi delle elementari a un piccolo esperimento: in un corridoio di un fittizio supermercato venivano “bollati” i cibi con le cosiddette emo-etichette, ovvero faccine tristi per i prodotti poco sani e faccine sorridenti per quelli più nutrienti; in un secondo corridoio gli stessi cibi non riportavano le emoticon. I bimbi poi sono stati invitati a fare una sorta di spesa nell’uno e l’altro “negozio” e alla fine i risultati sono stati chiari: aggiungere le faccine ha aumentato il numero di alimenti salutari messi nel carrello (oltre tre in più, in media) e ridotto le calorie complessive di quanto acquistato, quasi dimezzandole. Un successo come spiega il coordinatore dell’indagine, Greg Privitera del Center for Behavioral Health Research dell’università di Phoenix: «Dobbiamo far sì che i bambini diventino parte attiva nel risolvere l’epidemia di sovrappeso e obesità: anziché puntare a ciò che i più piccoli possono comprendere dell’educazione nutrizionale, possiamo sfruttare le loro emozioni. I bambini sanno interpretarle perfettamente fin da piccolissimi e le faccine non sono altro che una loro rappresentazione; i piccoli non possono fare scelte sane e consapevoli sulla base delle etichette attuali, renderle più attraenti e agevoli da “decifrare” per loro significa aiutarli in modo semplice ed economico a imparare come si mangia in modo sano».
[corriere.it]