Mangiare al fast food rende i bambini meno intelligenti
Mangiare al fast food non contribuisce solo ad un aumento del fenomeno dell’obesità infantile, ma sarebbe responsabile anche di un ritardo nei processi di apprendimento dei bambini in età scolare.
Lo dice uno studio condotto da un team di scienziati della Ohio State University, condotto da Kelly Purtell. Partito per analizzare gli effetti di un’alimentazione scorretta e ricca di grassi e zuccheri sul sovrappeso dei bambini, ha poi scoperto una correlazione tra fast food e i risultati ottenuti ai test di matematica, scienze e lettura di un campione di 8500 studenti statunitensi tra i 10 e i 13 anni.
I risultati sono stati misurati all’età di 10 anni e poi tre anni più tardi e sono stati confrontati la frequenza con cui gli studenti si alimentavano al fast food, con i risultati accademici, prendendo in considerazione anche tutta una serie di altri fattori.
All’interno del campione un 52% dei bambini affermava di aver consumato pasti in questo tipo di locali da 1 a 3 volte a settimana, un 10% da 4 a 6 volte e un altro 10% tutti i giorni della settimana.
Nei test di scienze i più assidui frequentatori di fast food hanno raggiunto in media 79 punti contro gli 83 di chi non frequentava questo tipo di ristoranti. La causa sarebbe legata alla carenza di ferro che un tipo di alimentazione con eccessi di grassi e zuccheri implica.
A questo si aggiungerebbe poi uno studio, realizzato da un gruppo di scienziati della University of New South Wales, che ha rilevato su dei topi, dei fenomeni di infiammazione dell’ippocampo, la parte del cervello che ha un ruolo importante nella memoria a lungo termine e nella navigazione spaziale, che sarebbero stati causati sia dall’alimentazione scorretta che dalla presenza stessa di condizioni di obesità.
Anche in Italia sta aumentando il numero di persone che preferiscono una puntata al fast food piuttosto che in un ristorante tradizionale, preferendo lo stile americano a quello mediterraneo. Questo perché sta aumentando anche l’offerta e il numero di queste catene, alcune delle quali italiane. I dati in termini di tassi di obesità lo confermano: il sistema di monitoraggio “Okkio alla Salute” del Centro nazionale di prevenzione e controllo delle malattie (Ccm) del Ministero della Salute ha riportato, in accordo con i dati del 2012, che il 22,2% dei bambini tra gli 8 e i 9 anni è in sovrappeso e il 10,6% in condizioni di obesità.
Per contro esiste un’associazione internazionale che si impegna a ridare il giusto valore al cibo, in rispetto di chi produce, dell’ambiente e della salute e che proprio per questo si chiama “Slow food“. È attiva in 150 Paesi per promuovere un’alimentazione sana e giusta per tutti. [http://www.greenstyle.it]